Interventi di inizio seduta: giornata per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio transfobico e sportello LGBT in Ateneo

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  • Roberta Li Calzi

Interventi di inizio seduta: giornata per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio transfobico e sportello LGBT in Ateneo

1° Intervento di inizio seduta Consigliera LI CALZI

Ieri 20 novembre si celebrava la giornata per commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio transfobico. L’Italia ha un triste primato. Bologna sta lavorando nella giusta direzione.”

Ieri il mondo ha celebrato il Transgender Day of Remembrance, la giornata per commemorare le vittime di odio e pregiudizio transfobico. Pochi giorni fa dal Pakistan arrivavano notizie orribili: gli autori di una violenza lunga e tremenda ai danni di alcune trans hanno pubblicato sui social il video delle loro gesta, che è diventato virale. Questo ha fatto emergere un fenomeno per niente marginale. Le ragazze vittime della violenza raccontano di stupri, percosse, violenze sistematiche, consumate tra le mura di appartamenti, da parte di più uomini. In Pakistan non esiste una legge che tuteli le persone trans dalla violenza e il fenomeno è in crescita, secondo quanto denunciano le associazioni locali.

Sebbene in Italia raramente si registrino fatti come quello testimoniato dal video, il nostro paese è il primo in Europa per numero di aggressioni contro le persone transgender. Secondo l’ultimo rapporto di Transgender Europe, sono 32 le persone trans uccise in Italia negli ultimi 8 anni, su una popolazione stimata di circa cinquantamila.

Il confronto con gli altri Paesi europei è sconsolante: nello stesso periodo sono stati 8 i transgender uccisi in Spagna, altrettanti in Gran Bretagna, 5 in Francia (le nazioni con il maggior numero di delitti in Europa dopo l’Italia). Tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo solo la Turchia ha un bilancio peggiore, con 43 morti.

Vale la pena sottolineare che si tratta di cifre sottostimate: succede spesso, infatti, che delle persone trans si riporti il nome registrato alla nascita e non quello scelto, circostanza che non solo causa un’ulteriore violenza, ma che rende difficile la classificazione dei fatti come aggressioni a sfondo transfobico. Inoltre, sono dati che si basano sui casi monitorati dai ricercatori dall’estero, a partire dalle notizie sui media: non esiste, infatti, in Italia una banca dati nazionale sui crimini transfobici, né un network di associazioni non governative che li rilevino, ed è possibile che il numero effettivo in Italia sia anche più alto di quello registrato in Turchia.

A Bologna è in corso un confronto tra le associazioni LGBT e l'Amministrazione comunale sul tema dell'accoglienza ai richiedenti asilo che chiedono protezione a causa delle persecuzioni subite per il proprio orientamento sessuale o per la propria identità di genere.

Il MIT ha presentato un progetto per la creazione della prima casa di accoglienza per rifugiati gay, lesbiche e trans che fuggono da morte, torture e violenze.

Il dialogo tra il Comune, nella persona dell’Assessora Zaccaria, e le associazioni è teso a capire i bisogni di queste persone: i rifugiati omosessuali e transessuali devono infatti avere un'attenzione specifica, perché sono quelle categorie che subiscono diversi livelli di discriminazione. Occorre però, allo stesso tempo, prestare attenzione a come impostare questa accoglienza, perché il rischio che si può correre è quello della ghettizzazione di persone che, in realtà, devono poter seguire un percorso di inserimento e di integrazione sociale.

Infatti, se è vero che nelle strutture di accoglienza occorre evitare il riformarsi delle dinamiche sociali da cui le persone LGBT scappano, è altrettanto vero che bisogna evitare l'emarginazione. Un difficile equilibrio, che potrà essere trovato solo nel confronto e nel dialogo con i soggetti che da anni sono sul campo e con i quali l’amministrazione sta giustamente lavorando.

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2° Intervento di inizio seduta Consigliera LI CALZI

L'Alma Mater apre uno sportello per i diritti LGBT degli studenti

L’Alma Mater avrà il suo sportello LGBTQ, uno spazio informativo dedicato alla componente lesbica, gay, bisessuale, trans e queer dell’Ateneo. Bologna è la terza università in Italia a farlo dopo Cagliari e Napoli.

Un progetto che permetterà di dare alle associazioni studentesche un ruolo più attivo e che potrebbe fare da apripista per altre realtà che chiedono di essere rappresentate: «La stessa cosa potrebbe essere fatta ad esempio per gli studenti stranieri o per i richiedenti asilo», afferma infatti Elena Luppi, delegata alle Pari opportunità.

Qualche perplessità sul progetto è stata avanzata dal giornalista Giuseppe Sciortino sul Corriere di Bologna e, in merito alle sue osservazioni, mi permetto di proporne una mia: non penso che questo spazio sarà un luogo di "ghettizzazione" di una parte della popolazione universitaria, bensì un luogo dove le richieste degli studenti e delle studentesse LGBTQ (che i numeri vedono in crescita nel nostro Ateneo) vengano ascoltate senza paura di discriminazioni e possano incontrare la burocrazia universitaria e trovare un punto di mediazione.

L'attivazione di questo sportello mostra un'altra volta come la nostra Università sia all'avanguardia sui temi dei diritti civili e si inserisce in un percorso iniziato qualche anno fa con l'autorizzazione al congedo matrimoniale dei dipendenti omosessuali sposati all'estero e con la più recente introduzione per gli studenti trans del doppio libretto, opportunità che si rivolge a chi sta facendo il percorso di transizione e permette di ottenere un documento universitario che riporti l’identità di destinazione prima che l’iter giuridico sia completato.

Tra le politiche dell'Università e quelle dell'Amministrazione comunale si può creare un contesto positivo per rilanciare Bologna in quella prima linea sui diritti civili, che in tante occasioni è stata in grado di presidiare.


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