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Il mondo dello sport bolognese ha perso un suo grande protagonista, Vito Melito, morto improvvisamente nei giorni scorsi all’età di 74 anni.
Innamorato del podismo, fu protagonista della 100 km del Passatore, la maratona che collega Firenze con Faenza. L’ultramaratoneta italiano, classe 1945, originario di Ariano Irpino, aveva scelto Bologna come città dove vivere dagli anni ‘70.
Si era contraddistinto per aver preso parte alle ultramaratone più importanti quali la Maratona di Boston, la Maratona di New York, la Maratona di Ginevra e la 100 km del Passatore, della quale disputò sette edizioni vincendone quattro, rispettivamente tre Firenze-Faenza consecutive dal 1976 al 1978 e quella del 1981 (nella quale si laureò anche Campione del Mondo stabilendo il record del mondo sulla distanza dei 100 chilometri) e arrivando secondo nel ’79.
È stato un primatista italiano anche nella specialità di 50 km, ha partecipato in totale a più di 600 corse ed è unanimemente considerato un simbolo del podismo tricolore.
Laureato in Filosofia, Melito aveva iniziato l'attività sportiva con la maglia del Csi Ariano, in seguito era passato a società importanti del podismo (Cus Bologna, Acquadela e Atletica Acqua Cerelia, solo per citare le bolognesi), sino a fondare l’omonima Atletica Melito Bologna.
Ha segnato l’epoca d’oro del movimento cittadino e, nel suo negozio di via del Tintoretto, è sempre stato un punto di riferimento per giovani e meno giovani che amano correre. Tra una calzatura giusta e un aneddoto, a tutti ricordava come lo sport debba essere prima di tutto “realizzazione di se stessi”.
L’amore per il podismo aveva portato Melito a scrivere diverse opere, la cui ultima in ordine cronologico è stata “Invito alla corsa, vedemecum tecnico-culturale per il corridore dilettante e non”, a cura dell’amico giornalista sportivo Carlo Orzescko. Proprio grazie a Carlo, in occasione di una manifestazione sportiva di qualche tempo fa dove veniva presentato il libro, ho avuto l’occasione di conoscere Vito e, già dalle prime parole, ho percepito lo spessore dell’uomo e dello sportivo.
Ho chiesto all’amico Carlo Orzescko, che ringrazio, un contributo per ricordare oggi questo grande sportivo “bolognese di adozione”, che condivido con voi: “Vito Melito è stato un grande atleta, ma soprattutto un uomo con lo sguardo rivolto verso il futuro. Capì che i limiti umani potevano sempre essere messi alla prova e, mettendosi in gioco insieme a pochi altri, affrontò la distanza dei 100 Km di corsa, diventandone uno tra i più grandi interpreti, fino a ottenere il titolo mondiale. Da Ariano Irpino era diventato bolognese a tutti gli effetti, anche se non ha mai tradito le sue radici. Allenatore, autore di manuali, ha sempre dispensato consigli in modo disinteressato e il suo negozio era diventato un punto di riferimento per coloro che volessero intraprendere qualsiasi attività fisica”.
Esprimo vicinanza alla moglie Rita e ai figli Francesco e Filippo.
Ciao Vito, te ne sei andato così velocemente, di corsa anche per l’ultima volta.
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