Immobile confiscato alla mafia alle vittime di omofobia e transfobia.

Stop-Omofobia
Insieme a Saverio Bui, candidato al Consiglio comunale,abbiamo elaborato una proposta sull'uso di un immobile confiscato alla mafia, per l'accoglienza delle vittime di omofobia e transfobia.
  • Roberta Li Calzi

Immobile confiscato alla mafia alle vittime di omofobia e transfobia.

Insieme a Saverio Bui, candidato al Consiglio comunale, abbiamo elaborato una proposta sull'uso di un immobile confiscato alla mafia, per l'accoglienza temporanea alle vittime di omofobia e transfobia, come già sta accadendo in altri Comuni d'Italia e ci impegneremo perché anche a Bologna possa accadere. Di seguito il nostro comunicato stampa.

BOLOGNA. BUI E LI CALZI (PD) : IL COMUNE ASSEGNI UN IMMOBILE CONFISCATO ALLA MAFIA ALLE VITTIME DI OMOFOBIA E TRANSFOBIA

“Il Comune di Bologna assegni un immobile confiscato alla mafia alle associazioni Lgbti per farne una casa alloggio per vittime di omofobia  e transfobia”.

È la proposta avanzata da due dei candidati PD al Consiglio comunale, Roberta Li Calzi e Saverio Bui.

“La settimana scorsa il Sindaco di Messina ha consegnato all’Arcigay locale due appartamenti confiscati alla mafia per realizzare un pronto soccorso sociale e un luogo di accoglienza per persone omosessuali o transessuali in difficoltà – spiegano i due democratici -. Pochi giorni fa il Comune di Milano ha annunciato che nelle prossime settimane affiderà ad un’associazione Lgbti una struttura da destinare a casa di accoglienza temporanea per giovani vittime di omofobia.

Bologna, dove sono presenti immobili sottratti alla criminalità organizzata, ha le carte in regola per percorrere questa strada ed aprire un nuovo capitolo nel contrasto alla discriminazione delle persone gay, lesbiche e trans. Esiste un disagio giovanile, che spesso è accompagnato dall’espulsione dalla famiglia d’origine nel momento del coming out. Esiste poi un disagio sociale più ampio, che colpisce anche persone adulte o anziane, escluse o emarginate dal loro ambiente a causa della loro identità di genere o del loro orientamento sessuale, o che in quanto omosessuali o transessuali assommano lo stigma sociale all’indigenza economica o alla mancanza di una dimora. Proponiamo che il Comune attivi un percorso di riflessione con le associazioni Lgbti attive su questi temi a Bologna, per arrivare poi a destinare un immobile fra quelli disponibili sul territorio comunale.“

“Il radicamento mafioso nella nostra regione – concludono Li Calzi e Bui - va combattuto in primo luogo sul piano culturale: destinare un luogo di mafia ad una realtà che opera per l’inclusione sociale,  l’esigibilità dei diritti il rispetto di tutte le identità sarebbe un segnale forte e prezioso di ribaltamento di una cultura basata sulla violenza, la prevaricazione, il potere del più forte qual è la pseudocultura mafiosa.”

www.robertalicalzi.it

www.saveriobui.it

Bologna, 16 aprile 2016


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