Intervento in Consiglio Comunale sul conferimento dell'Archiginnasio d'Oro alla memoria di Giorgio Ghezzi

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  • Roberta Li Calzi

Intervento in Consiglio Comunale sul conferimento dell'Archiginnasio d'Oro alla memoria di Giorgio Ghezzi

Grazie Presidente.

In premessa, care Colleghe e cari Colleghi, permettetemi di esprimere grande soddisfazione perché, da un'iniziativa di due singoli Consiglieri, si è arrivati oggi ad un riconoscimento condiviso da tutta l'aula per ricordare ed onorare una grande figura della nostra città. E per questo vi ringrazio.

Giorgio Ghezzi partecipò al dibattito pubblico con un’infinità di scritti, insegnò per più di 30 anni all’Università di Bologna. Giurista di alto profilo che decise di impegnarsi nella politica cittadina e nazionale. 

Nel 1981, l'anno in cui sono nata, diede alle stampe il volume "Processo al Sindacato", nel quale ricostruiva la vicenda politica, sindacale e giudiziaria che lo aveva visto tra i protagonisti di un evento - il licenziamento di 61 operai deliberato nell'ottobre del 1979 dalla Fiat - che produsse una svolta epocale nelle relazioni sindacali e di lavoro nel nostro paese. 

Con quel racconto, l'autore si proponeva di prevenire ciò che solitamente avviene quando è spiacevole ricordare: la rimozione di quello che è successo.

Dalle sue parole traspare il segno caratteristico dell'intellettuale reduce da una moltitudine di battaglie ideali, ma capace di parlarne alla gente comune, coniugando il sapere con la passione e l'autoironia, con l'intento di offrire un contributo per una migliore comprensione della realtà, costringendo il sindacato ad interrogarsi sulla crisi di rappresentatività, d'identità, di progettualità. 

Interrogativi quanto mai attuali per la politica e le istituzioni.

Nel gennaio del 2006 il Collega Umberto Romagnoli lo ricordava così: "C'è un tratto del carattere di Giorgio - l'inesausta combattività - che ha continuato a sorprendermi anche dopo averne trovato la spiegazione. La più razionale e persuasiva mi sembrò e mi sembra questa: può proporsi, perseguire e rinnovare obiettivi che non ammettono risparmi di energie soltanto chi, come Giorgio, è un idealista senza illusioni. Un uomo cioè che la sconfitta non scalfisce più di quanto la vittoria non gli dia motivo per inorgoglirsi. Non facendosi illusioni, la delusione non lo spaventa. Non lo frena. Non lo induce a rassegnarsi. Casomai, lo rende più maturo e lo dispone a rilanciare, anche alzando la posta in gioco."

In queste parole c'è tutta la capacità di Giorgio Ghezzi di unire utopia e disincanto.

Un disincanto che non è altro che "una forma agguerrita della speranza".

Penso che il vero insegnamento che dovremmo riuscire a cogliere da questa grande figura sia quello di considerare sempre il punto di vista di chi la pensa in modo diverso, riuscendo contemporaneamente ad affermare con forza, competenza e profondità il proprio pensiero. Senza dimenticare quel senso dell’equilibrio e della pacatezza, fatto di contenuti espressi con parole educate, ma ferme.

Solo così si eleva il dibattito pubblico, senza rinunciare mai ad affermare le proprie idee, considerandole un contributo effettivo ed efficace a quel dibattito.

Per arrivare a comprendere che i passi indietro si fanno solo per senso delle istituzioni, quando, subito dopo, permettano un passo in avanti più lungo, quando vi sia un interesse collettivo al di sopra di quello del singolo. 

Quando la forma non cambia la sostanza.



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