Lo Sport bolognese al tempo del CoronaVirus

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  • Roberta Li Calzi

Lo Sport bolognese al tempo del CoronaVirus

Così come si sono chiuse le porte di scuole, musei, teatri, biblioteche, cinema, lo stesso è avvenuto per i parchi, le palestre, i centri sportivi.

Lo sport bolognese ha risposto fin dai primi momenti con grande senso di responsabilità, continuando a garantire le attività sportive in regime di sicurezza e tutela della salute delle atlete e degli atleti nelle prime fasi di restrizioni e, ovviamente, fermando tutto quando le norme hanno imposto lo stop.

Federazioni, Enti, Società e Associazioni sportive, però, non si sono fermate. 

Se vogliamo trovare una nota positiva in questo triste e difficile momento, come lo sport ci insegna a fare sempre, è che le misure di prevenzione necessarie per evitare il contagio da CoronaVirus hanno avuto come conseguenza anche una grande apertura. Una sorta di proiezione verso l’esterno. 

Sono infatti moltissime le occasioni di condivisione, attraverso i social, YouTube, i siti web: video allenamenti, lezioni in diretta, corsi on-line e molto altro. Una produzione multidisciplinare che coinvolge un grande numero di giovani e non solo, aiutando molte persone a muoversi e tenersi in forma, in un momento dove lo “sfogo” fisico aiuta quello mentale.

Allenatrici e allenatori, educatrici ed educatori, istruttrici e istruttori, che si mettono in gioco e creano esercizi e giochi parlando davanti a una telecamera, cosa non facile per chiunque. Per mantenere il contatto con i giovani costretti a rimanere a casa e per far sentire che anche lo sport, oltre la scuola, è vicino a loro, grazie agli strumenti che oggi consentono di farsi sentire anche da lontano.

Dovremmo tenere conto di tutto questo come Istituzioni, da quelle nazionali a quelle locali, perchè troppo spesso diamo per scontato il contributo prezioso del mondo dello sport, dimenticando che si tratta di uno dei settori con meno tutele, dal punto di vista lavorativo, previdenziale, assicurativo. 

Società e Associazioni che si trovano a dover affrontare spese fisse in un momento dove è tutto fermo, che non sanno come far fronte ai rimborsi dei collaboratori sportivi che spesso hanno lo sport come unico introito. Il Governo per ora ha stabilito alcune misure nel Decreto c.d. “Cura Italia”, che non sono sufficienti, ma questo è dettato dal momento contingente che non permette di avere piena contezza né delle perdite né delle risorse necessarie che andranno messe a disposizione. Vale per lo Stato, vale per le Regioni e per i Comuni. Sarà necessario uno sforzo comune per non far crollare un mondo che giorno per giorno aiuta i giovani a crescere, trasferendo loro valori e modelli positivi.

E per farlo saranno necessarie risorse per dare un sostegno concreto al mondo sportivo. Come Comune di Bologna stiamo lavorando per capire quale sarà l'impatto economico e sociale e ci attiveremo nei confronti del Governo per far sì che vengano stanziati fondi adeguati.

Infine, ritengo sarebbe importante e doveroso, quando usciremo da questa situazione senza precedenti che si è abbattuta sul nostro Paese, impostare un lavoro serio e strutturale di valorizzazione e aumento di risorse, prima di tutto del nostro settore sanitario, per non trovarsi in futuro a dire: “siamo il Sistema Sanitario Nazionale tra i migliori al mondo, ma chi ci lavora deve farlo in condizioni che sono la conseguenza di tagli continui e di mancanza di vedute”.

Lo stesso andrà fatto anche per lo Sport, settore che in Italia è sempre stato considerato tra gli ultimi, pensando che prima venga tutto il resto, poi se rimane “tempo libero” allora va bene un po' di esercizio fisico. Visione miope che mai ha valorizzato quell'immenso bacino di dirigenti, tecnici, atleti, volontari, che da sempre portano avanti un lavoro fondamentale, persone che non possono essere lasciate sole, perchè non si sono mai fermate. Nemmeno ora. E non dobbiamo pensare che tanto ce la faranno anche stavolta, pur essendo precari, senza tutele, senza diritti, a volte senza nemmeno un semplice “grazie”, perchè il giorno che si fermerà davvero questo mondo, non avremo più scuse per dire “dovevamo sostenerlo prima”.



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