Ancora troppe le morti sul lavoro

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  • Roberta Li Calzi

Ancora troppe le morti sul lavoro

C’è un tema, molto importante, di cui si parla sempre troppo poco e che in periodo di emergenza sanitaria è finito spesso nel dimenticatoio: è quello delle tante, troppe morti sul lavoro, che ci sono ogni giorno in Italia.

Un trend, quello delle morti sul lavoro, che non accenna a diminuire. E anche la situazione a livello europe, purtroppo, non è da meno.

Solo a gennaio 2020 sono 52 le persone che hanno perso la vita in incidenti sul lavoro, 8 in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019. Sono aumentate soprattutto le denunce di incidenti mortali avvenuti in itinere (da 13 a 19), mentre quelle per infortuni in occasione di lavoro sono passati da 31 a 33.

Il Bollettino INAIL del primo trimestre gennaio-marzo 2020 riporta il dato di 166 denunce di infortunio con esito mortale.

I dati raccolti dall'Osservatorio Indipendente di Bologna ci mostrano un quadro preoccupante: dall’inizio di quest'anno sono morti 640 lavoratrici e lavoratori, di questi 309 sui luoghi di lavoro, a questi occorre aggiungere altri 362 morti a causa del Covid19, un conto ancora parziale in continuo aggiornamento.

Pensare che la pandemia e il lockdown potessero far diminuire i morti sul lavoro si sta rivelando un'illusione. La striscia di sangue non si è mai interrotta e anzi ora sembra accelerare.

Negli ultimi giorni a Bologna si sono verificati due gravi incidenti e due lavoratori hanno perso la vita.

Doveva essere una mattina di lavoro come le altre quella del 24 luglio per Paolo Musolesi, 44 anni: come ogni giorno, da due anni a questa parte, stava lavorando per la ditta Hera, alla guida del camion attrezzato per la raccolta dei rifiuti ingombranti. Stava percorrendo via Zanardi, quando sotto il ponte del cavalcavia della tangenziale, è avvenuta la tragedia: il braccio meccanico del mezzo, per motivi ancora al vaglio delle Forze dell’Ordine, avrebbe toccato la sommità del cavalcavia, facendo leva e spingendo verso l'alto la cabina di guida, che si è schiacciata.

Il conducente è morto sul colpo e Andrea Bartolomei, il collega di lavoro seduto accanto a lui nel camion, si trova in ospedale in gravi condizioni. 

Nello stesso giorno, Antonio Grilli, operaio di 42 anni, è deceduto mentre stava lavorando in una cava di sabbia in via Zanardi. Secondo quanto accertato dai Carabinieri, l'uomo si sarebbe tagliato sul collo con la smerigliatrice mentre stava eseguendo alcuni lavori ed è morto dissanguato.

Da questi banchi ci tengo a mandare un messaggio di cordoglio alle famiglie delle vittime e di vicinanza al lavoratore ricoverato in ospedale.

Come Politica e come Istituzione, non possiamo considerare questi come episodi di cronaca e abbiamo il dovere non solo di interrogarci su quanto e sul perchè ancora si muoia sul lavoro anche a Bologna nel 2020, ma su quello che possiamo e dobbiamo fare affinchè non si leggano più dati di questo tenore. 

Il problema in Italia e anche nella nostra Regione è strutturale: deve essere potenziato il sistema di controllo, di prevenzione e di cultura della sicurezza sul lavoro.

Riportare i numeri in questi casi è sempre utile e importante, ma ancora di più lo è pensare che a questi numeri corrispondano vite umane, persone che vivono la nostra comunità, che hanno una famiglia, amici, affetti, sogni, una quotidianità spezzata mentre fanno quello che si definisce “lavoro”, su cui si fonda la nostra Repubblica e al quale abbiamo dedicato un giorno di festa nazionale. L'etimologia della parola è da ricondursi al latino labor (fatica), il lavoro è un'attività faticosa volta ad ottenere i risultati che ci si prefigge di raggiungere nella vita.

Non si può morire di lavoro, non si può morire sul lavoro.


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